Giovedì 19 ottobre 2024, in occasione della XXVII edizione del Mediterraneo Video Festival, a Palazzo Landulfo a Rodio è stata inaugurata una mostra curata da Stefano D’Alessandro e dall’associazione Fucina Rhodium dell’artista Sonja Kalmanfi, visitabile fino al 20 ottobre.
Se è vero che l’arte da sempre si interroga sulla sua funzione primaria, oscillando fra le logiche della rappresentazione di soggetti, luoghi, fenomeni che appartengono alla sfera del sensibile, e la visualizzazione di ciò che visibile ad occhio nudo non è, in quanto appartiene al regno dell’interiorità e delle emozioni, il titolo della mostra, “Al Confine”, testimonia come il lavoro di Sonia Kalmanfi si collochi in uno spazio liminale fra interno ed esterno, veglia e sogno, reale e ideale.
Il paesaggio del Cilento, tema da lei prediletto, nelle opere in mostra si fonde e si confonde con l’interiorità, il vissuto dell’artista stessa. Nei suoi dipinti risulta così evidente la ricerca di un legame intimo e profondo con la natura, che mira alla graduale e totale immedesimazione con essa.
Mare
Il mare è uno dei soggetti più rappresentati dall’artista. Esso è un luogo simbolico dove perdersi totalmente alla ricerca del contatto con la natura, ma nei suoi dipinti diviene anche una superficie dove sperimentare con il colore, e sulla quale lo sforzo delle pennellate è teso a restituire i movimenti increspati delle onde. Lo vediamo chiaramente in Notte al mare, in cui l’acqua, sovrastata da un cielo notturno, acquisisce una solidità che la rende materica, ed accoglie dei riflessi aranciati che ci lasciano supporre come l’ora che l’artista abbia voluto cogliere sia quella degli ultimi minuti del tramonto, al confine tra il giorno e la notte. Queste opere indagano inoltre la tematica della rappresentazione dell’orizzonte, confine per eccellenza fra cielo e terra. In Nel cuore il mare il panorama marino viene restituito con due semplici campiture di colore, una più chiara e l’altra più scura, separate appunto dalla linea di orizzonte, in un effetto che tende verso l’informale. Dividendo il dipinto in due zone distinte che riempiono interamente lo spazio della tela, l’artista ci offre delle superfici dove lasciare il nostro occhio libero di perdersi, contemplare le sfumature, ritrovare il tempo per riconciliarci con la natura e con la nostra interiorità. Gioia, malinconia, quiete: sono gli stati d’animo che plasmano di volta in volta il mare rappresentato da Sonja Kalmanfi, permettono a lei di dipingerlo sempre in maniera differente, e a noi di guardarlo ogni volta come se fosse la prima. Ecco allora una visione marina completamente diversa in Danza sul mare, in cui il muovere vorticoso di nuvole e onde genera un brioso dinamismo.
Fenomeni atmosferici.
Lo sguardo sulla natura di Sonja Kalmanfi non è mai distaccato e asettico, ma sempre immersivo e partecipato. Perché ciò avvenga è necessario per l’artista operare un’apertura di sé, un’azione diretta dall’interno verso l’esterno, nella quale è inevitabile che vengano coinvolti i propri sommovimenti emotivi. In termini di visibilità, la loro traduzione non può che identificarsi all’interno dei fenomeni atmosferici, che irrompono nell’idilliaco scenario del paesaggio spezzandone la quiete. Nei due dipinti in mostra, scenari di pioggia vengono restituiti con una straordinaria prova di resa materica: in Pioggia, che immortala la spiaggia di Ogliastro Marina, l’elemento dell’acqua è dominante, e funge da collegamento tra il mare e il cielo; le gocce piombano sul mare increspato dalle onde come dei graffi, in un movimento discendente che da dinamismo alla scena. In Il silenzio dopo la pioggia l’attenzione è rivolta al momento successivo di una precipitazione avvenuta sul Monte Cervati e ai suoi effetti; le atmosfere di una giornata uggiosa vengono evocate dallo sfumato del cielo plumbeo che campeggia per tre quarti della composizione, vero protagonista dell’opera.
Figure
Protagonista delle opere di Sonja Kalmanfi è sempre il paesaggio; a volte, all’interno di esso, campeggiano figure la cui presenza è strettamente complementare allo scenario in cui sono immerse. All’artista sembra interessare non solo la loro essenza, ma soprattutto il modo in cui interagiscono con l’ambiente circostante: gli effetti della luce che colpisce le superfici, i contrasti cromatici, le proporzioni fra oggetti e scenari. E’ quello che accade in Athena – I colori di Paestum. L’iconico tempio greco diventa in quest’opera una presenza fantasmatica attraverso un gioco di trasparenze: l’atmosfera non si limita ad avvolgerlo ma lo compenetra, lo attraversa. L’artista si muove ancora lungo dei confini: quello fra il giorno e la notte, la vita e la morte, il passato e il presente, mettendo in scena una situazione liminale in cui la figura del tempio funge da collegamento fra due diverse dimensioni dell’esistere.
In Via Sacra – Vento caldo, invece, la figura protagonista è quella dell’albero. Collocato in una posizione non centrata, l’asimmetria della composizione evidenzia però la sua presenza invece di renderla marginale. Ma è il segno nervoso dei suoi contorni a caratterizzarlo: come se l’anima racchiusa nella sua fragile forma non vedesse l’ora di straripare oltre i suoi confini.
Uno sguardo sul paesaggio
“Mi ispiro alla natura, sempre con il mio quaderno di schizzi e il mio occhio attento e curioso. Dal 2009 mi sono concentrata sulla regione del Cilento, che ho scoperto durante un viaggio in Italia e che ha suscitato in me un’impressione emotiva molto forte, affascinandomi. Diverse volte all’anno vi trascorro lunghi periodi di tempo e realizzo alcune delle mie opere in loco. Trasporto l’osservatore in paesaggi unici e nello stile di vita tipico della gente. Nel Cilento c’è un po’ di tutto, ci sono le montagne e il mare. Sono impressionata dal modo di vivere dei cilentani, dal modo in cui riescono a convivere con la natura. Per me il Cilento significa pace e serenità, felicità e fiducia. Con le mie opere voglio attirare l’attenzione su questo territorio, e mostrare alla popolazione locale e al mondo la mia visione di questo affascinante paradiso”.
Sonia Kalmanfi
Guardare attraverso gli occhi di qualcun altro è sempre stata una delle grandi potenzialità dell’arte. E’ un processo importante, che permette di relativizzare, di accettare l’alterità, di capire che il nostro modo di vedere le cose non è mai l’unico possibile. Lo sguardo di Sonja Kalmanfi sul paesaggio, sul Cilento, è uno sguardo sognante, idilliaco, dalla forte spinta utopica; non è la verità assoluta, ma è la sua verità. E’ un ponte fra ciò che è reale e ciò che è possibile, e vedere luoghi a noi noti attraverso il suo sguardo può esserci utile per re-immaginarli nei termini delle infinite potenzialità che il nostro paesaggio ha da offrire quando viene “lasciato libero”.
Conclusioni
“Dipingere è per me un’esigenza interiore quotidiana e profonda”, dice parlando di sé l’artista. Il potere lenitivo e liberatorio dell’arte è qualcosa di assodato, un atto liberatorio che ha lo scopo di dare sfogo in maniera sana e controllata a pulsioni libidiche che giacciono nel nostro profondo. Esso è, per la psicologia dell’arte, quello che muove la creatività degli artisti. Ma esiste anche per chi dell’arte fruisce una vera e propria necessità: tutti noi abbiamo bisogno di visualizzare quel confine, per dare un senso a ciò che siamo, per restituire ordine al flusso degli eventi in cui siamo immersi, per ritrovare la bussola quando il caos e la frenesia dei nostri giorni ci danno l’impressione di aver smarrito ogni punto di riferimento.